Wally
C’era un racconto. In ogni istante. In ogni scatto.
Senza guinzaglio, Wally si divertiva parecchio a percorrere avanti e indietro il molo e affacciarsi di tanto in tanto a perlustrare il mare. Sua madre era stata pur sempre un cane da ferma, per questo lui amava osservare tutto ciò che si muoveva in acqua e una frenesia lo prendeva ogni volta.
Tutti gli sguardi di tutti puntavano a qualcosa. Dentro il crepuscolo i gabbiani cercavano cibo, Greg osservava severo le manovre di una barca che entrava in porto, Wally fissava, nel suo trotterellare, la fine del molo. Dall’altra parte, intanto, Farah sperimentava nuove composizioni fotografiche. Le sembrava proprio che quell’inquadratura riuscisse a contenere tutta l’aria del mare alla sera, l’aria che sprigiona respiro, ali, volteggi, luce. Raccontava alcune intenzioni su un piano minimo e uno sfondo dilatato nel cielo.
La barca era attraccata faticosamente. Per via dell’inesperienza dei marinai della domenica a bordo pensò Greg. L’uomo si voltò e riagganciò Wally al guinzaglio, mentre i gabbiani si allontanavano fino a scomparire. Greg non navigava più da tanti anni, aveva lavorato nella pesca d’altura molto più a nord, un mondo di onde furibonde, tele cerate, fatica industriale e nonostante tutto ciò aveva sempre avuto scarsa nostalgia dei porti. Forse perché era una antichissima metafora del ritorno a casa.
Quadrupedi, bipedi, volatili stavano in uno scatto e sullo stesso pianeta. Ognuno ignaro dello sguardo dell’altro. Istanti e prospettive, anche di questo sembra fatta la vita.
Copyright © 2019, Silvia Dacomo
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