Il mare in copertina
All’epoca del vinile, il trentatré giri aveva, nello scaffale, la stessa dignità del libro. Di carta, senza contenitore rigido, ad esclusione dei cofanetti. Quella sagoma quadrata aveva la fortuna di essere grande abbastanza da essere facilmente memorizzata, e in seguito ben ricordata. Sempre in bella vista, anche quando dallo scaffale migrava per casa da una stanza all’altra. Quando prestavi un LP a un amico gli consegnavi un suono importante e insieme un’immagine che avevi già fatto tua. Il disco lo si ascoltava in compagnia, in casa. Si leggevano i titoli mentre si commentava durante l’ascolto, e tra una chiacchiera e l’altra la copertina girava fra tutti. Il brano era una traccia nascosta nei cerchi concentrici del vinile, solchi del tronco di un albero immaginario, a volte rigati e compromessi per sempre.
L’acqua non è stata, a mio parere, l’immagine preminente nelle copertine dei LP che hanno fatto la storia della musica della mia generazione. La storia delle copertine musicali è interessantissima, fatta com’è di incroci di idee, di contatti fra le persone più diverse per dare forma anche a concetti, fantasie, ideali, attitudini. E con un mercato, certamente, da voler conquistare.
Tra tutte le copertine che ritraggono il mare, questa dell’album On the Beach (1974), di Neil Young, è a mio parere, una delle più intriganti. Probabilmente perché non riesco a scollegarla dalla canzone, che considero nel suo genere un piccolo capolavoro. Il mare californiano di Santa Monica appare anonimo, potrebbe essere davvero qualunque luogo, non fosse per quella Cadillac sepolta. In una scena punteggiata di giallo, l’oceano non sembra suggerire risposte, né consolazioni a chi ci canta dell’asocialità, intesa come limite e non come scelta. Poi la fuga consapevole dalla città verso qualcosa di ineffabile, una necessità a cui non si riesce a dare un nome. E poi quel verso “Now I’m livin’ out here on the beach, but those seagulls are still out of reach” (trad. it.: adesso vivo sulla spiaggia, ma quei gabbiani sembrano ancora irraggiungibili). Ecco, i cliché restano fuori da questa poetica. Proprio come nella copertina che la rappresenta.